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Mese: Gennaio 2025

Le 3 P dell’amicizia: cosa sbagliamo al riguardo

Sarah mi ha contattata recentemente per raccontarmi un problema che, seppur possa sembrare superficiale a chi l’ascolta distrattamente, per lei è diventato davvero un peso. Questo problema, che si ripresenta in modo sistematico nella sua vita, la sta affliggendo sia sul piano personale che professionale, al punto da provocarle anche scompensi fisici di una certa entità. La questione principale riguarda la sua difficoltà, che credeva di avere, nel relazionarsi con gli altri in modo profondo e autentico.

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Welcoming the “other” takes intentional cultural work!

Approaching “the other” (the “infinitely transcendent”, “infinitely foreign”, “infinitely distant, “irreducibly strange”) requires culture because human nature, particularly in its instinctive form, often gravitates toward protecting the self and maintaining social cohesion within familiar groups. These instincts – shaped by evolutionary survival mechanisms – can lead to discomfort, fear, or even rejection of those who are perceived as different, strange, or unfamiliar. “The other” can refer to anyone who is outside the immediate social or cultural group, someone whose differences challenge the boundaries of what we consider “normal.”

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