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Non immaginate minimamante cosa c’è in una tazza di caffè!

L’assunzione dei miei collaboratori è una delle fasi più complicate nella gestione delle mie aziende, soprattutto per una persona come me che guarda più alla sostanza che alla forma.

 

 

Non posso pensare di aver assunto un ingegnere minerario con un curriculum degno del più alto baronaggio accademico ma poi si perde in un bicchiere d’acqua quando si tratta di adeguarsi a contesti di lavoro dove la sopravvivenza richiede particolari abilità creative e immenso sangue freddo. O investire su un collaboratore Mentor, eccellente nella teoria strutturata ma incapace di empatizzare con il proprio Mentee e assicurare quella base minima di un safe space dove costruire la relazione professionale.

 

 

Sono spesso “costretta” ad ingegnarmi su piccole e impercettibili tecniche di valutazione che abbiano un senso per me, i miei valori e la mia idea di collaborazione, ma che, soprattutto, porti ad un rapporto professionale intersecante, profondo e duraturo.

 

 

Il test della tazzina da caffè (o da tè, poco importa!) è una delle più mirabolanti e sorprendenti per il mio modo di concepire la sinergia che permette di avere processi rapidi, intuizioni nuove, progetti condivisi. E’ un momento determinante in grado di rilevare molto di chi ho davanti e permette di prendere una decisione piuttosto rapida in base a come il candidato si comporta dinnanzi a quella tazza. Ovviamente è qualcosa che avviene dopo aver verificato tutti i requisiti richiesti per quel ruolo, ma determinante per comprendere la reale stoffa di chi dovrei offrire le chiavi dell’azienda.

 

Ora, secondo voi, dopo aver bevuto il caffè, qual è l’atteggiamento dei candidati presi in considerazione?

 

 

Credo che ognuno di voi possa immaginarlo, non è necessario infierire. Voglio solo sottolineare come l’idea alla base di questo test possa sembrare, a prima vista, semplice e banale, ma nasconde una profonda lettura del candidato in relazione alla cultura aziendale. Rappresenta un’analogia molto potente per comprendere l’atteggiamento di una persona verso il lavoro, la collaborazione, la responsabilità e il rispetto per l’ambiente condiviso. E’ un simbolo di responsabilità, attenzione ai dettagli e di come una persona si approccia al proprio ruolo e interagisce con gli altri.

 

 

Si possono sviluppare competenze, si possono acquisire conoscenze ed esperienze, ma il tutto si riduce davvero all’atteggiamento, e l’atteggiamento di cui parliamo molto è il concetto di “lavare la tazza di caffè”.

 

 

Lavare la tazza di caffè è un “piccolo gesto” che, se analizzato con attenzione, può svelare molto dell’atteggiamento di un candidato. Non riguarda tanto il compito in sé, ma come quel candidato si rapporta ai dettagli, alla cura dei luoghi condivisi, alla responsabilità personale e collettiva. In un mondo in cui le competenze possono essere acquisite, ma l’atteggiamento è spesso il vero fattore di successo, comprendere l’atteggiamento attraverso un gesto così quotidiano è un modo potente per scoprire come una persona potrebbe integrarsi e contribuire all’interno di un team.

 

 

Per esempio, la tazzina non si lava da sola.

 

Il candidato che mostra attenzione nel gestire una tazza, ripulirla e metterla al suo posto, dimostra una naturale inclinazione a prendere in carico anche i piccoli compiti senza che siano richiesti. Questo si traduce nella capacità di gestire responsabilità, anche quelle che potrebbero sembrare “piccole” o poco rilevanti. Aka, per me significa adattabilità alla cultura aziendale, che si riflette anche nei dettagli quotidiani, come la gestione delle risorse comuni. Se un candidato si dimostra sensibile a questi aspetti, è un segno che è pronto ad adattarsi ai valori e al contesto dell’organizzazione.

 

 

Significa anche ordine e cura dei dettagli: una persona che non si preoccupa di lavare una tazza potrebbe essere vista come disordinata o negligente, e questo può riflettersi nel suo lavoro, nell’attenzione che mette nel completare anche compiti complessi. Un candidato che si prende cura della tazza mostra attenzione a tutto ciò che lo circonda.

 

 

Ancora, significa collaborazione e rispetto per gli altri: lavare una tazza può sembrare un atto individuale, ma in un ambiente aziendale, esso simboleggia anche il rispetto per l’ambiente comune e per il benessere degli altri. Mostrare rispetto per gli spazi condivisi e per le risorse aziendali, come una macchina del caffè, è un segno di una mentalità collaborativa.

 

 

Infine ci vedo autonomia e spirito di iniziativa: se un candidato non si aspetta che qualcun altro faccia un compito così semplice, ma agisce autonomamente, dimostra di avere un buon spirito di iniziativa. In un team, una persona che non si sottrae ai compiti quotidiani, ma si occupa anche di quelli che non sono strettamente necessari al suo ruolo, è di solito un elemento di valore.

 

 

 

 

 

Luisa Casagrande | Senior Mentor & Trainer Métissage Dynamics© | Autrice di

📚📚📚“𝗘𝗱𝘂𝗰𝗮𝗿𝗲 𝗹’𝗶𝗱𝗲𝗻𝘁𝗶𝘁𝗮̀ 𝗰𝘂𝗹𝘁𝘂𝗿𝗮𝗹𝗲 – 𝗨𝗻𝗮 𝗴𝘂𝗶𝗱𝗮 𝗽𝗲𝗿 𝗰𝗿𝗲𝘀𝗰𝗲𝗿𝗲 𝗰𝗼𝗻𝘀𝗮𝗽𝗲𝘃𝗼𝗹𝗶 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗽𝗿𝗼𝗽𝗿𝗶𝗲 𝗰𝘂𝗹𝘁𝘂𝗿𝗲 𝗲 𝘁𝗿𝗮𝗱𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶” –

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