Cosa ci insegnano i passi indietro nell’inclusione di Harley-Davidson & Jack Daniel’s
Ho atteso un bel po’ prima di pronunciarmi sul caso Harley-Davidson e Jack Daniels, anche per le modalità e le dinamiche con cui si sono svolti i fatti.
Come molti di voi sanno molte aziende americane, tra cui, appunto, Harley Davidson e Jack Daniel’s hanno deciso di cambiare le proprie politiche interne in tema di diversità e inclusione. Anzi, più che cambiare, hanno proprio cancellato, con un colpo di spugna, tutte le funzioni dedicate alla “DEI” e hanno dichiarato di non prevedere il rispetto di quote per quanto riguarda le assunzioni riservate a donne e a minoranze, che in futuro verranno effettuate tenendo in considerazione solo il talento necessario all’azienda. Smetteranno di sponsorizzare iniziative di inclusione, quote di inclusione e di adoperare fornitori che siano certificati verso l’inclusione. Dismetteranno anche il training delle risorse su diversità ed inclusione, disconosceranno l’Human Rights Campaign e le sue bocciature woke, soprattutto, manterranno una politica di assunzione basata unicamente sulle competenze.